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07/06/2006 Condividi

Comunicato del Presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Genova

Ieri 5 luglio 2006 si è tenuta a Roma presso la sede del Consiglio Nazionale Forense una assemblea alla quale hanno partecipato oltre al CNF gli Ordini, presenti numerosissimi, la Cassa Avvocati e le principali associazioni  forensi quali OUA, AIGA, Camere Civili. E’ stato un momento di ritrovata unità a fronte delle gravissime preoccupazioni per le sorti della nostra professione conseguenti al DECRETO BERSANI ed ai progetti del Governo in materia di Ordini.
Senza nessuna concertazione sono stati infatti introdotti provvedimenti intrinsecamente iniqui il cui effetto è quello di collocare l’Avvocatura tra le categorie commerciali senza alcun riconoscimento per la imprescindibile funzione istituzionale e sociale, costituzionalmente garantita, e riconosciuta ora anche dal Parlamento Europeo.
Invocando principi di concorrenza, il Governo, accogliendo richieste di poteri forti quali banche, confindustria, assicurazioni ecc., ha eliminato i minimi tariffari. Tale scelta del Governo avrà come effetto che gli assistiti “forti” potranno imporre le loro condizioni tariffarie. Nella attuale situazione di crisi economica e di numero degli iscritti agli albi le conseguenze saranno negative. Sotto altro aspetto il minimo di tariffa non sarà più una garanzia per gli assistiti più deboli. La tariffa si può discutere e migliorare ma non abolire. La necessaria professionalità ottenuta mediante continuo aggiornamento, le spese che gravano sugli studi ed un decoro professionale almeno minimo non possono essere assicurati in presenza di fenomeni di “svendita coatta” del nostro lavoro.
La pubblicità assolutamente libera anche in relazione ai prezzi delle prestazioni.
Nel nuovo codice deontologico sono presenti norme che permettono la pubblicità nel rispetto del decoro professionale ed in ossequio ai principi comunitari. La pubblicità senza regole, che riguardi anche i prezzi delle prestazioni equipara gli avvocati ai prodotti commerciali e non risponde al ruolo istituzionale che l’Avvocatura deve avere in un paese democratico. La pubblicità è un costo e nella sua forma selvaggia favorisce chi è già forte a scapito di chi lo è meno ed in particolare dei giovani. Se poi la cosa si traducesse in una sconveniente offerta di prestazioni sotto costo ed “offerte speciali” sarebbe una corsa al massacro.
Avanti su questa strada c’è l’abolizione degli Ordini e l’introduzione di società con soci di capitale con la conseguente negazione di libertà e di indipendenza, condizioni essenziali per svolgere con assoluta fedeltà il mandato defensionale. Cosa succederebbe infatti alla nostra libertà di scelta  se avessimo un socio di capitale sensibile solo al profitto? E domandiamoci, via gli Ordini chi liquiderebbe le nostre parcelle o si preoccuperebbe della valutazione delle nostre condotte deontologiche.
Come non percepire come ingiuriosa la norma che ci impedisce di ricevere somme in contanti al di sopra dei cento Euro?  Solo assegni e per di più non trasferibili o carte di credito.
Cosa immaginano di ottenere  se non umiliarci?
L’unico modo possibile di concepire l’Avvocatura in un Paese libero e democratico è quello di considerarla una istituzione essenziale per l’amministrazione della Giustizia, un soggetto della Giurisdizione al quale garantire la stessa libertà indipendenza ed autodisciplina proprie della Magistratura.
Per questo L’ASSEMBLEA DI ROMA ALL’UNANIMITÀ HA DELIBERATO DI CONTRASTARE CON LA MASSIMA DECISIONE IL DECRETO BERSANI CON UNA ASTENSIONE DA PROTRARRE FINO A CHE LE NORME CHE CI RIGUARDANO IN ESSO CONTENUTE NON SARANNO ELIMINATE  e di chiedere con forza un nuovo ordinamento professionale che riconosca il ruolo istituzionale della Avvocatura con la necessaria modernizzazione ma nel rispetto dei principi cardine che devono regolare la stessa.
IL DECRETO BERSANI TAGLIA I FONDI PER LA GIUSTIZIA.  Ciò significa paralisi a fronte di una situazione  già oltre i limiti del sostenibile. Impedire il funzionamento della macchina giudiziaria significa privare il Paese di una funzione fondamentale, frustrare le aspettative dei cittadini, creare una situazione di grave crisi per la nostra professione.
L’astensione è stata decisa a partire dal giorno 10 luglio perché il contenuto del DECRETO BERSANI viola diritti costituzionali così da permettere il superamento del termine di preavviso.
E’ stata convocata una assemblea della Avvocatura Italiana a ROMA per il giorno 21 luglio per fare il punto sulla situazione.
La volontà è quella di mantenere in vita ogni lecita forma di protesta fino al raggiungimento di un risultato che tuteli la nostra funzione nell’interesse della collettività.
Il nostro Ordine si riunirà quanto prima in Assemblea Straordinaria per esaminare la situazione.
E’ necessario  che queste tematiche siano diffuse e illustrate così che i cittadini si rendano conto che la nostra non è una rivendicazione corporativa, per questo devono essere assunte iniziative di sensibilizzazione e confronto.
Siamo consapevoli che in gioco è la nostra professione con quello che significa per noi e per il Paese.
 
Genova, 6 luglio 2006
 
Avv. Stefano SAVI

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